Lettera aperta alla Rai

In occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, 3 maggio 2022, il gruppo Free Assange Italia ha promosso una iniziativa di protesta contro l’omertà sul caso Assange, da parte degli organi deputati a dare informazione di pubblico interesse, specie quelli istituzionali come la Rai, sede scelta quindi anche come luogo della protesta,

Di seguito pubblichiamo il testo della lettera aperta, che il gruppo ha diffuso durante il Sit-in.

Sit in davanti alla sede Rai di Roma

Roma, 3 maggio 2022

Al Consiglio di Amministrazione della RAI SEDE

Gentili Consiglieri,

Oggi, 3 maggio, è stata designato dall’UNESCO come la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Proprio la libertà che è stata negata all’attività giornalistica del fondatore del sito WikiLeaks, Julian Assange, perseguitato dalle autorità statunitensi e britanniche da undici anni — da quando, cioè, ha rivelato i crimini di guerra della NATO in Afghanistan e in Iraq.

Riteniamo che, se esiste un giornalista che bisogna celebrare in occasione di questo 3 maggio, quel giornalista è certamente Julian Assange. Ma se ne parla poco nei media, quasi per niente. Mentre i giornalisti che rivelano i reali o presunti crimini di guerra russi in Ucraina vengono osannati fino al cielo dai media mainstream.

Certo, non neghiamo che la RAI abbia offerto ai suoi telespettatori, di recente, due servizi esemplari su Assange – una meravigliosa puntata di “PresaDiretta” lo scorso 30 agosto e una eccellente intervista con Stefania Maurizi lo scorso 10 dicembre.

Ma quando, lo scorso 20 aprile, la Corte di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, TG3 ha dedicato alla notizia… 21 secondi. Quando, lo scorso 23 aprile, attivisti da tutta l’Europa sono confluiti nella piazza centrale di Bruxelles per denunciare l’ordine di estradizione con un mega concerto/comizio, l’ANSA ha dedicato all’evento mezza pagina, il giornale britannico The Guardian una pagina intera, la RAI TV… nulla.

Questo non è tenere informati i cittadini italiani degli eventi nel mondo che li riguardano da vicino. Perché l’estradizione di Assange ci riguarda sì tutti quanti: costituisce un’enormità giuridica che rischia di uccidere il giornalismo investigativo libero. D’ora in poi, invocando il caso Assange, gli Stati Uniti potrebbero incriminare qualsiasi giornalista in qualsiasi paese del mondo che osasse rivelare fatti criminali imbarazzanti o compromettenti, per quanto abusivamente messi sotto segreto per tenerli nascosti al pubblico e per lasciare impuniti i colpevoli. Potrebbero acciuffare quel giornalista e trascinarlo in una prigione a stelle e strisce per 175 anni. Che atto d’intimidazione rischia di diventare l’estradizione di Assange! Ricordiamo che il giornalismo, per essere pienamente libero, deve essere pienamente tutelato.

Ecco perché riteniamo che il caso Assange merita, non un servizio striminzito, ma molteplici e ampi servizi di denuncia. Soprattutto perché l’attività di denuncia, da parte delle Radio/TV nei vari paesi nel mondo, potrebbe far ripensare il governo britannico – il quale detiene, non scordiamolo, la facoltà di non concedere un’estradizione nonostante il nulla osta concesso dalle corti, come peraltro ha fatto più volte in passato.

Quale sarà dunque la scelta della RAI in questa giornata mondiale per la libertà di stampa? Vorrà continuare a rimanere ambiguamente nell’ombra? O deciderà – finalmente! – di essere all’altezza del momento e di mandare in onda servizi capaci di scuotere le coscienze del Primo Ministro Johnson e della Ministra Patel?

Fiduciosi in una vostra risposta favorevole, porgiamo i nostri migliori saluti.

FREE ASSANGE Italia

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