In piazza con Assange: la prima storica protesta nel metaverso

Lo scorso 26 agosto, i supporters di Julian Assange si sono riuniti di fronte alla Royal Courts of Justice di Londra per sostenerne la liberazione. Nel frattempo, il fondatore di WikiLeaks, all’entrata dell’edificio, rivolgeva un discorso alla piazza gremita.
Com’è possibile? Perché tutto ciò è accaduto nel metaverso.

The Sandbox Game: la prima protesta nel metaverso

Il rally virtuale si è tenuto nel Wistaverse, la prima piattaforma no-profit del metaverso ad essere dedicata a proteste e azioni sociali.
A organizzare questo evento, unico nel suo genere, è stato John Rees, fondatore e direttore della campagna Don’t Extradite Assange, che ha spiegato la sua scelta.

“L’obiettivo è pubblicizzare il caso Assange e mobilitare le persone. Assicurarsi che la gente sappia che questa è l’undicesima ora nel caso Assange, e che se il governo procederà con l’estradizione sarà inferto un colpo molto forte alla libertà di stampa

Per partecipare all’evento, era necessario utilizzare un computer sul quale scaricare e installare il software “The Sandbox Game“.
Entrando, si veniva catapultati davanti a una Royal Courts of Justice di pixel, di fronte alla quale l’avatar di Julian Assange teneva un’arringa, ascoltabile scansionando un codice QR posizionato al suo fianco.
Il discorso, scelto appositamente da lui, è uno dei più famosi, tenutosi nell’ottobre 2011, a Londra, in occasione della “Stop the War Coalition“.
Proprio in quell’occasione pronunciò la frase, oggi divenuta motto per gli attivisti: “se le guerre possono essere avviate dalle bugie, la pace può essere raggiunta con la verità“.

In altri punti del piccolo mondo virtuale, gli avatar dei partecipanti potevano imbattersi nei discorsi di diversi personaggi. Tra questi, l’editore di WikiLeaks, Kristinn Hranfsson, il politico britannico Jeremy Corbyn, e l’attivista neozelandese Matt O’Branain.
Anche la moglie di Julian, Stella Assange, è intervenuta con un discorso.

“Il caso di Julian non può più essere ignorato. Può darsi che i media lo ignorino in questo Paese, ma è solo perché è più grande di loro. Non sanno come parlarne, perché è più grande di loro”

Oltre a ciò, il metaverso nascondeva tante piccole sorprese.
All’ingresso, per esempio, gli avatar potevano scegliere cartelloni e magliette con frasi di supporto per manifestare nella piazza. Era possibile anche interagire con gli altri manifestanti tramite la chat, o persino donare fondi alla battaglia legale scansionando specifici QR code.
Infine, i partecipanti avevano diverse missioni da completare. Come volare dentro la Royal Courts of Justice per raccogliere le lettere mancanti a completare la frase “Publishing is not a crime“. O posizionarsi di fronte ad Assange e compiere dei movimenti specifici (battere le mani, saltare, esultare…). Infine, i più abili potevano impegnarsi nel saltare e arrampicarsi tra le strutture del mondo virtuale per raggiungere la vetta di una nuvola-pugno, richiamante uno dei gesti simbolo della protesta.

Le prossime iniziative

John Rees, dopo aver organizzato il rally virtuale, ha annunciato che ci sarà presto una versione “in real life“, sempre davanti alla Royal Courts of Justice di Londra.
Nel frattempo, Assange attende una decisione sul suo futuro nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
Dopo che l’Alta Corte britannica, lo scorso 6 giugno, ha respinto la richiesta di ricorso contro l’estradizione, i legali del giornalista hanno rivolto un nuovo appello alla Corte Suprema.
Una risposta in merito è attesa in uno dei prossimi giorni, che gli attivisti hanno già ribattezzato “giorno X“.
Se l’appello dovesse essere respinto, infatti, Assange potrebbe essere estradato entro pochi giorni, se non addirittura il giorno stesso.

Ma esperti, attivisti, e organizzazioni giornalistiche e per i diritti umani di tutto il mondo, non hanno intenzione di fermarsi.
Per questo continuano a manifestare, in ogni universo possibile.

Giulia Calvani

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