Julian Assange e la sua lotta non violenta per la giustizia

Parte 1/3

Autunno 2006.

Ha inizio la coraggiosa avventura di #Wikileaks, organizzazione internazionale senza sede ufficiale e senza scopo di lucro, fondata, insieme ad altri attivisti del mondo del giornalismo investigativo, da #JulianAssange.

Il trentacinquenne #Julian, geniale informatico che ha sviluppato negli anni una forte allergia al potere, nato in Australia da una coppia di attori teatrali conosciutisi ad un manifestazione contro la guerra in Vietnam, da caporedattore aiuta Wikileaks a diventare un riferimento per la pubblicazione di documenti da fonte anonima e informazioni segrete.

Cominciano ad arrivare da ogni angolo del pianeta e a diventare numerosi i leaks (fughe di notizie) che vengono ospitati dalla piattaforma informatica per essere resi noti al grande pubblico, come quello che nel 2008 porta alla luce la violenta repressione della rivolta tibetana da parte del governo cinese.

Wikileaks diventa una fonte essa stessa per tutti i più grandi organi di informazione a livello internazionale e Julian comincia a divenire un riferimento per la libertà d’informazione in tutto il mondo.

Ma è l’aprile del 2010 a segnare l’inizio della guerra ad #Assange da parte dei governi del Nord Globale.

Julian pubblica infatti le rivelazioni provenienti da Chelsea Manning, ex militare statunintense che consegna migliaia di documenti riservati raccolti mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence: tutte prove dei crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti d’America in Iraq e Afghanistan.

Viene anche messo in rete il cosiddetto Cablegate: un’ingente rassegna di documenti riservati sull’operato oscuro del governo statunitense nel mondo.

Da quel momento comincia per Julian una persecuzione così pesante che il Prof. Nils Melzer, ex relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, qualche anno dopo dichiarerà: «In 20 anni di lavoro con vittime di guerra, violenza e persecuzioni politiche, non ho mai visto un gruppo di stati democratici isolare, demonizzare e abusare deliberatamente di un singolo individuo per così tanto tempo con così poca considerazione per la dignità umana e lo stato di diritto…».

Il fuoco incrociato delle “democrazie” raggiunge livelli mai visti prima nei confronti del mondo dell’informazione: l’Australia minaccia Assange di ritirargli il passaporto e di avviare una investigazione a suo carico, gli Stati Uniti cominciano a preparare le accuse, basate sulla illegale divulgazione di contenuti classificati come segreti nell’interesse della sicurezza nazionale, e la Svezia spicca un mandato d’arresto nei suoi confronti con l’accusa di stupro di due donne.

Le accuse della Svezia, così come le relative inchieste, decadranno definitivamente nel 2019, ma intanto Julian a fine 2010 si trova in Gran Bretagna e si costituisce spontaneamente negli uffici di Scotland Yard. Dopo due settimane di carcere viene rilasciato su cauzione, ma intanto la Svezia ha avviato una richiesta di estradizione per poi consegnarlo agli USA ed Assange deve fronteggiare una battaglia legale insieme gli avvocati che gli sono vicini.

Tra loro c’è l’avvocata sudafricana Stella Moris.

Stella e Julian saranno amanti per molto tempo, e dalla loro relazione nasceranno Gabriel e Max, che non hanno mai visto il loro papà da uomo libero.

Stella e Julian si sposeranno poi nel carcere di Belmarsh il 23 marzo 2022.

#FreeJulianAssange

Articolo di Extinction Rebellion Italia

https://www.instagram.com/p/ClePn6sNIyV/?igshid=MDJmNzVkMjY%3D

Parte 2/3

Estate 2012.

La Corte Suprema britannica rigetta il ricorso presentato dal team legale di #Assange contro il via libera all’estradizione in Svezia.

#Julian sceglie così di entrare nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per dichiararsi rifugiato politico.

Pur godendo del prezioso aiuto del presidente ecuadoriano Rafael Correa, Julian è costretto a restare in quel piccolo appartamento per quasi 7 anni, durante i quali le attività di Wikileaks non si fermano.

Nel 2016 viene rivelato al mondo che nelle primarie per la presidenza USA i dirigenti del Partito Democratico, hanno tramato contro Bernie Sanders per favorire Hillary Clinton, la quale già nel 2010, da Segretaria di Stato, aveva suggerito ad Obama di ammazzare Assange con un drone.

Nel 2017 viene invece pubblicato Vault 7, la più grande fuga di informazioni riguardanti la CIA che svela come l’intelligence statunitense abbia sviluppato software e hardware per operazioni di spionaggio effettuate attraverso tecnologie in grado di controllare computer, smartphone e smart tv. Rivelazione che provocherà in Trump e Pompeo l’ideazione di un piano per rapire ed uccidere Assange.

Ad aprile 2019 il nuovo presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, revoca ad Assange la cittadinanza ecuadoriana e ritira la concessione di asilo politico: la mattina dell’11 aprile la polizia britannica entra nell’ambasciata e lo trascina via con la forza.

Julian viene portato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh: le sue condizioni di salute sono pessime a causa della mancanza di sole e di cure mediche durante gli anni di isolamento nell’ambasciata.

A fine 2019 decade per mancanza di prove l’accusa della Svezia, ma la giustizia britannica ha nel frattempo preso in esame la richiesta di estradizione degli Stati Uniti che vogliono #JulianAssange per processarlo per un totale di 18 capi d’accusa, con una pena complessiva che ammonta a 175 anni di carcere.

La battaglia legale per evitare l’estradizione e per la sua scarcerazione si fa sempre più complicata: il rilascio in libertà condizionale per aver scontato metà della pena gli viene negato per il pericolo di fuga.

Nelle varie udienze, tenute in strutture preposte a crimini di terrorismo invece che nelle usuali aule di giustizia, Julian appare sempre più provato.

A gennaio 2021 Londra nega provvisoriamente l’estradizione a causa del rischio di suicidio a cui si esporrebbe Assange se fosse rinchiuso nelle oppressive carceri statunitensi, ma il 17 giugno 2022 la Segretaria di Stato britannica Priti Patel firma l’ordine di estradizione negli USA.

Gli avvocati di Julian hanno presentato appello per contestare le omissioni nel processo originale ed ora spetta all’Alta Corte decidere se riaprire o meno il caso; decisione che può arrivare da un momento all’altro, entro fine anno presumibilmente.

Osteggiato dai governi, ignorato dai mess media, conosciamo la sua coraggiosa storia grazie al lavoro di alcuni ostinati Giornalisti, tra cui #StefaniaMaurizi, che conosce Julian e Wikileaks, ed ha condotto un’accurata investigazione giornalistica riportata nel suo libro #IlPotereSegreto.

#FreeJulianAssange

Articolo di Extinction Rebellion Italia

1 commento su “Julian Assange e la sua lotta non violenta per la giustizia”

  1. Pingback: My Homepage

Lascia un commento