Tanti interrogativi sul Day X: dalla condanna di Schulte alle preoccupazioni dell’ONU

Mancano meno di due settimane all’udienza dell’Alta Corte britannica che segnerà il destino di Julian Assange, approvando o negando l’ordine di estradizione. Intanto, la tensione sale, mentre i dubbi e le aspettative si moltiplicano.
Dalla sentenza a 40 anni di carcere per il presunto whistleblower di WikiLeaks, Joshua Schulte, alle parole della Relatrice ONU, fino all’ambigua segretezza dell’udienza pubblica che si terrà il 20-21 febbraio.
A pochi giorni dal Day X, qual è la situazione?

Schulte condannato a 40 anni: whistleblower o terrorista?

Lo scorso primo febbraio, il 35enne Joshua Schulte, ex-programmatore della CIA e presunta fonte di WikiLeaks per i documenti di Vault 7, è stato condannato a 40 anni di carcere per spionaggio e altri reati di “sicurezza nazionale“.

Schulte, fin dal primo processo nel 2020, ha sempre dichiarato la propria innocenza sostenendo di essere stato incastrato. Secondo la sua versione, in quanto ex dipendente scontento e critico della CIA, sarebbe stato il perfetto capro espiatorio per punire quella che è, ad oggi, la più grande violazione di dati nella storia dell’agenzia.
Questo non ha impedito, però, che venisse condannato a 40 anni di detenzione derivanti da violazioni dell’Espionage Act e da un “potenziamento del terrorismo“.
Infatti, i pubblici ministeri hanno sostenuto che Schulte abbia agito per rabbia e vendetta nei confronti del governo, e non per motivazioni ideologiche o rilevanti.

Il fatto che Schulte abbia commesso i suoi crimini con una tastiera e un mouse, invece che con esplosivi o armi da fuoco, non altera le conseguenze catastrofiche che hanno avuto per la sicurezza nazionale.
La commissione di quei crimini dimostra la particolare ‘difficoltà di dissuaderlo e riabilitarlo’ – esattamente il tipo di preoccupazione che anima l’inclusione del rafforzamento
“.

Dopo il primo arresto nel 2017, Schulte ha passato cinque anni e mezzo in carcere sotto il regime SAM (Special Administrative Measures). Il quale, secondo uno dei suoi avvocati, è tra i più brutali al mondo.

“Non c’è dubbio che il tenore di vita dei detenuti sotto SAM sia inferiore a quello delle persone impoverite che vivono nei Paesi del terzo mondo. È barbaro e disumano rinchiudere esseri umani in scatole per anni e anni: è una punizione peggiore della morte e non c’è nulla da fare. E non c’è da stupirsi che i detenuti della MCC la preferiscano piuttosto che continuare a vivere nell’oppressione più assoluta. Non importa quale reato si presume sia stato commesso da un individuo, la Costituzione degli Stati Uniti degli Stati Uniti garantisce a tutti la presunzione di innocenza.
Vivi come un animale in gabbia se accusato di un crimine: dipendente, abbandonato, disumanizzato, demoralizzato e detenuto
“.

Il presunto whistleblower ha infatti dichiarato in una lettera di essere vittima di continue e crudeli torture. Condizioni confermate da un documento depositato dagli avvocati in tribunale.

Il governo federale degli Stati Uniti mi tortura con rumore bianco 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e in isolamento. La finestra è oscurata. Devo urinare e defecare sul pavimento. Poi vengo lasciato lì per 9 ore.
Sono stato rinchiuso nella mia gabbia di tortura con escrementi di roditori. Il ghiaccio si accumula vicino alla finestra. Sono costretto a mangiare a mani nude come un animale. Mi guardano dall’alto in basso, come se non fossi umano
“.

La condanna di Joshua Schulte non solo rappresenta un forte messaggio per chiunque esponga i crimini dell’esercito e delle agenzie di intelligence, ma è anche un segnale di ciò che il governo statunitense intende infliggere all’editore di WikiLeaks, Julian Assange.

Relatrice Speciale ONU sulla Tortura: rischi e violazioni dell’estradizione

Come aveva fatto in precedenza Nils Melzer, ex Relatore Speciale ONU sulla Tortura, anche l’attuale Relatrice, Alice Jill Edwards si è detta fortemente contraria all’estradizione di Julian Assange.
Il procedimento, infatti, metterebbe il giornalista in condizioni di forte rischio di suicidio. (Valutazione che, nel 2021, spinse il tribunale inglese a negare l’estradizione).

“Julian Assange soffre di un disturbo depressivo di lunga data e ricorrente. Viene valutato come a rischio di suicidio. Negli Stati Uniti, deve affrontare numerose accuse, anche ai sensi dell’Espionage Act del 1917 per presunti rilasci illegali di cablogrammi e documenti diplomatici e di altro tipo tramite WikiLeaks. Se estradato, potrebbe essere detenuto in isolamento prolungato in attesa del processo, o come detenuto. Se condannato, potrebbero essergli inflitti fino a 175 anni di carcere“.

Se Assange dovesse essere mandato negli USA, rischierebbe pene aggiuntive che potrebbero esporlo persino alla pena di morte. Perciò, questo segnerebbe una grave violazione degli obblighi internazionali dello UK in materia di diritti umani, in quanto obbligato a non trasferire alcuna persona in un luogo in cui la sua vita o la sua salute sarebbero in pericolo.

“Il rischio di essere messo in isolamento prolungato, nonostante il suo precario stato di salute mentale, e di ricevere una condanna potenzialmente sproporzionata, solleva interrogativi sul fatto che l’estradizione del signor Assange negli Stati Uniti sia compatibile con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani. In particolare ai sensi dell’articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Così come i rispettivi articoli 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo“.

Proprio per evitare di incorrere in tali violazioni, il Regno Unito che da quasi 5 anni detiene Assange nel carcere di Belmarshha chiesto agli USA rassicurazioni sul fatto che il giornalista non sarebbe stato detenuto sotto regime SAM.
E, sebbene il governo americano abbia risposto affermativamente, si riserva il diritto di applicare le misure speciali in caso fossero, a loro giudizio, necessarie.
Difatti, secondo la Relatrice ONU, le rassicurazioni degli USA non hanno alcun valore.

“Le assicurazioni diplomatiche di un trattamento umano fornite dal governo degli Stati Uniti non sono una garanzia sufficiente per proteggere il signor Assange da tale rischio.
Non sono giuridicamente vincolanti, sono limitati nella loro portata e la persona che le assicurazioni mirano a proteggere potrebbe non avere alcun ricorso se vengono violate
“.

Oltre a tutto questo come ha spiegato la moglie, Stella Moris Assange, elencando gli argomenti legali della difesa il fondatore di WikiLeaks non potrebbe godere di un equo e giusto processo negli USA, i quali violerebbero l’art. 6 della CEDU.

“La giuria sarà composta da persone legate alle agenzie di sicurezza nazionale e agli appaltatori del governo degli Stati Uniti, e quindi probabilmente pregiudizievoli nei confronti di Julian Assange. Saranno anche sensibili ai commenti pubblici fatti dal Presidente degli Stati Uniti e dal Direttore della CIA, che inficiano la presunzione di innocenza“.

In più, non potrà ottenere le protezione del Primo Emendamento (che difende la libertà di stampa negli USA) non essendo un cittadino statunitense, bensì australiano.
Infine, è importante considerare che l’Extradition Treaty UK-USA vieta le estradizioni di carattere politico.

I reati di cui Assange è accusato sono formalmente “puri reati politici”, e quindi sono preclusi ai sensi dell’articolo 4(1) del Trattato di estradizione tra Stati Uniti e Regno Unito. Sarebbe una violazione del Trattato da parte degli Stati Uniti presentare una richiesta di estradizione“.

Di fronte a tutta questa situazione, la Relatrice Edwards ha lanciato un appello al Regno Unito.

“Chiedo al governo del Regno Unito di esaminare attentamente l’ordine di estradizione del signor Assange al fine di garantire il pieno rispetto del divieto assoluto e inderogabile di respingimento alla tortura e ad altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti. E di adottare tutte le misure necessarie per salvaguardare la salute fisica e mentale del signor Assange“.

A pochi giorni dal Day X: prospettive sull’udienza

Nei pochi giorni che mancano all’udienza, supporters e attivisti si stanno mobilitando in tutto il mondo con numerose iniziative.
Anche il Parlamento Europeo è intervenuto, ospitando una mostra intitolata “The Assange Case: Awards & Rewards” presentando una serie di premi e opere d’arte che ritraggono il fondatore di WikiLeaks e la sua famiglia.

Abbiamo scelto di esporre i premi ricevuti da Julian Assange per sottolineare il suo sostegno sia a livello istituzionale che della società civile”.

Diversi eurodeputati, tra cui la promotrice della mostra, Sabrina Pignedoli, hanno dichiarato che saranno presenti in aula a Londra per mostrare il proprio sostegno.
L’accesso all’udienza sarà invece vietato a molti altri cittadini (nonostante, secondo la legge, debba essere pubblica).
Infatti, solo le domande di partecipazione provenienti da Inghilterra e Galles saranno accettate. Quelle dalla Scozia e dall’Irlanda del Nordnon saranno normalmente accolte”, e nemmeno quelle dall’Australia, Paese natale di Julian Assange.
Le violazioni potrebbero tradursi in “oltraggio alla corte”, con il rischio di una condanna fino a due anni di reclusione.

Questo, però, non ferma i supporters dal mostrare il proprio sostegno al fondatore di WikiLeaks.
Il giorno dell’udienza, infatti, si svolgeranno per le strade e per le piazze di tutto il mondo manifestazioni pubbliche per chiedere giustizia. Per Assange e per tutta la libertà di stampa.

Giulia Calvani

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